Due chiacchiere con l'autrice Lucy Ribichini. L'autrice Marchigiana ha risposto alle nostre domande riguardanti il suo libro "Gli occhi nello specchio"
- Giuseppe Iadonato

- 8 lug
- Tempo di lettura: 2 min

Com'è nata l'idea di scrivere questo libro?
"Gli occhi nello specchio" nasce dalla rielaborazione della #perdita di mia madre e, a seguire, di altre perdite con le quali ho dovuto fare i conti lungo il cammino: sensazioni reali hanno affiancato una storia di fantasia, le impressioni vissute sulla pelle hanno fatto compagnia a moti dell'anima di personaggi immaginari, il tutto accompagnato da una colonna sonora di canzoni a me care.
I protagonisti si sono fatti avanti da soli: dapprima le loro voci erano echi indistinti ma con il tempo ho imparato a riconoscerle, lasciandole poi libere di correre. In alcuni passaggi si alza un velo di nebbia tra dove finisce Lucy e dove comincia Cristiana.
Qual è il tuo rapporto con il territorio marchigiano?
"Le Marche sono la cornice perfetta di questa storia, e per me una cornice perfetta in generale. E' un territorio periferico, poco pubblicizzato, in perfetta assonanza con i suoi abitanti che non sbandierano troppo il proprio essere e la propria terra. La molteplicità di paesaggi che questo #territorio racchiude è #stupefacente: ti permette esperienze diversissime nel raggio di poche decine di chilometri, puoi sempre cercare il panorama che più rispecchia la tua interiorità di quel momento. E' un nido da cui partire e a cui tornare.
Se dovessi sintetizzare testo con poche frasi, come lo faresti?
"In me urla il padre e strepita la figlia, si incaponisce il padre e si ribella la figlia. Un equilibrio impossibile, una pena che abbraccia una speranza su un bordo instabile. Incapaci di abbandonarci al destino, ci rifiutiamo di credere che sia realmente tutto qua. Un presente fatto di flashback. Un dialogo in crescendo stretto tra le quattro mura di una stanza d'ospedale, l'evasione affidata ai soli ricordi. E ai nuovi inizi. Figlia e padre si rincorrono, si pensano lontani, accusano, si giustificano. Su un palcoscenico scarno ed essenziale, i due protagonisti alternano le loro voci. Di tanto in tanto l’occhio di bue punta la sua luce su personaggi e comparse di questa intima vicenda familiare. Una storia, la storia di una famiglia, la storia di tutti"
Un viaggio emotivo, padre e figlia: cosa rappresenta per te la parola "viaggio"?
"Credo che la definizione migliore della parola "viaggio" sia quella che ne dà Marcel Proust, e cioè "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi". Possiamo allargare i nostri orizzonti volando verso nuovi panorami geografici e immergendoci negli abissi oceanici, come pure ripercorrendo le tappe della nostra stessa evoluzione alla luce del nostro sé, che muta e si trasforma incessantemente".
Perché è importante (oserei dire quasi fondamentale) leggere ai giorni d'oggi?
"Bisogna leggere per essere liberi di capire e interpretare il mondo. Si deve leggere per imparare a dare parole al nostro dolore e far sentire la nostra solitudine meno sola. Si può leggere per evadere, per farsi trasportare in mondi fantastici, per rispecchiarci nelle pagine di qualcuno o, al contrario, per esplorare altri pensieri e dissentire totalmente. Si dovrebbe leggere per vivere tante vite, o magari per esplorare più a fondo l'unica che abbiamo"

● Attività realizzata nell'ambito del progetto TOCC0003718 CUP
C77J23001470008 COR 16229760 finanziato da Next Generation EU -
PNRR Transizione Ecologica Organismi Culturali e Creativi.







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