“Abitare la tempesta”: in partenza il corso di teatro al Teatro Nuovo di Capodarco
- Giuseppe Iadonato

- 16 ott 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 17 ott 2024
🎭 Avete mai pensato che il teatro è più reale e tangibile di quanto voi possiate immaginare?
In vista del nuovo corso in avvio, abbiamo scambiato due chiacchiere con l’attore e regista Gabriele Claretti, ideatore del corso.

🎤 Ciao, Gabriele, anche quest’anno è in partenza il corso di teatro al Teatro Nuovo di Capodarco. Ho notato che porta lo stesso nome - assolutamente calzante - dello scorso anno “Abitare la tempesta”, ma si tratta di un “Volume 2” come cita la locandina. Perchè? Cosa vorresti trasmettere?
● L’esperienza dell’anno scorso è stata molto positiva e quando le cose vanno bene e – per di più - non c’è niente che ne ostacoli la prosecuzione è imprescindibile dare continuità a un’occasione di incontro virtuosa come quella di un corso di teatro. Pertanto, abbiamo deciso di portare avanti, in questa seconda edizione, quello che è stato lo spirito su cui si fondava l’ideazione del laboratorio al Teatro Nuovo di Capodarco. Mi piace descriverlo così come segue. "La scienza ha scoperto che siamo fatti per il settanta per cento di acqua. Il teatro ci ricorda che per il restante trenta per cento siamo fatti di emozioni. Questa è la natura dell'essere umano e con essa ognuno di noi deve convivere irrimediabilmente. Sia che restiamo da soli con la nostra immagine riflessa, sia che ci confondiamo con gli altri, non possiamo rinunciare a sentire ciò che accade dentro di noi. Le emozioni, quelle vere, sono sempre violente, nel bene come nel male. È come se dentro di noi, che siamo fatti di acqua, si increspassero le nubi, le onde si alzassero e iniziasse a pioverci sul cuore. Questo ci squassa e ci può portare alla deriva. Se la scienza ci raccomanda di bere l'acqua, il teatro ci insegna ad abitare la tempesta".
🎤Cosa ti piacerebbe, delle tue tante esperienze precedenti, portare sul palco con gli allievi quest’anno?
● Da tutti gli anni di studio, dalle università e accademie, a Roma o altrove, da tutti i teatri in cui ho lavorato, dai mille mestieri dell’arte scenica che ho fatto, da tutte le persone che ho incontrato e da tutte le storie che ho vissuto sul palco, mi resta principalmente una considerazione. Il teatro è prima di tutto un mestiere molto pratico. È fatto di pesi e misure, angoli e luci, assi di legno e chiodi, prima di qualsiasi poesia. Forse gran parte della sua poesia sta proprio in questo. E soprattutto, sempre per sottolinearne la praticità, il teatro è fatto di persone. Sì può imparare in un tempo relativamente breve a puntare bene un faro o a fissare una cantinella, ma con le persone ci vuole esperienza. Il teatro si fa con quello che si ha, non con quello che vorremmo ci fosse. E le persone sono sempre differenti, particolari, magari diverse da come le vorremmo. Inoltre, per fondere insieme queste particolarità, ogni volta nuove, bisogna ripartire sempre da capo e non ci sono mai regole precise. È una questione di chimica, che poi è sempre una cosa pratica. Con le persone bisogna sporcarsi le mani, toccarsi e scambiarsi il sudore, abbracciarle e baciarle. Ma soprattutto bisogna dividerci il cuore e innamorarsi sempre, senza ritegno e senza risparmio. È un mestiere pratico il teatro e proprio per questo si fa con tutto l'amore possibile. Vorrei che passasse questo principio ai miei futuri allievi. Non prevedo di formare necessariamente attrici o attori - o forse sì -, ma di sicuro spettatori partecipi, coscienti che il teatro è la comunione di uno stesso “qui e ora” tra simili, e anche persone che sapranno mettere in pratica, ciascuno a suo modo, gli insegnamenti del teatro e farne qualcosa di utile per la loro vita.
🎤 Chi o cosa ti ispira durante la progettazione di un corso?
● Senza alcuna esitazione, posso dire chiaramente che l’ispirazione viene da un grande teatrante quale fu Jacques Copeau e con le sue parole sostituisco le mie che non potrebbero sintetizzare in maniera più efficace la necessità di fare teatro con e per gli altri, ovvero fare pedagogia teatrale. Capeau disse: “Si può fare teatro ovunque, purché si trovi il luogo in cui viene a crearsi la condizione fondamentale per il teatro; deve esserci qualcuno che ha individuato qualcosa da dire e ci deve essere qualcuno che ha bisogno di ascoltarlo. Quello che si cerca, dunque, è la relazione. Occorre che ci siano dei vuoti. Non nasce il teatro dove la vita è piena e si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dei vuoti, delle differenze, ossia nella società frantumata, dispersa, in cui la gente è ormai priva di ideologie, dove non ci sono valori; in questa società il teatro ha la funzione in cui gli individui riconoscono di avere dei bisogni a cui la drammatizzazione può dare delle risposte. In tal senso il teatro è pedagogia.” In maniera forse più prosaica, subito dopo Copeau, mi ispira il lavoro che fa Andrea Cardarelli per mantenere vivi e abitati i presidi culturali del nostro territorio. Lo ringrazio per aver accolto e sotenuto il mio progetto di formazione al Teatro Nuovo di Capodarco.
🎤 Come hai pensato di articolare il corso? Quanti incontri ci sono?
● Iniziamo lunedì 21 Ottobre con un incontro in cui presenteremo il corso e conosceremo gli allievi di quest’anno. Il corso proseguirà poi, ogni lunedì, dalle 21:00 alle 23:00, fino a giugno 2025: un corso strutturato con più di 30 incontri a cadenza settimanale. Nella prima metà ci si concentrerà sulla parte di propeduetica teatrale, con esercizi e giochi per corpo e voce, finalizzata a creare un gruppo di lavoro coeso e preparato ad affrontare la seconda parte del corso, nella quale si lavorerà all’allestimento di uno spettacolo teatrale in tutte le sue fasi e che sarà l’esito finale del percorso, davanti al pubblico. Fino a fine 2024, continueremo ad accettare eventuali nuovi membri da aggiungere al gruppo. Per ulteriori informazioni, come ad esempio il costo, o per comunicare la propria intenzione di partecipare al corso, oltre che venendo direttamente al Teatro Nuovo di Capodarco, nei giorni e negli orari di corso, gli interessati possono contattarci al numero 338 6213255 o all’indirizzo email gabrieleclaretti@gmail.com.
🎤 Cosa ci si dovrebbe/ potrebbe aspettare partecipando al corso?
● Credo, con molta probabilità, che da fuori il “fare teatro” (come si dice), possa essere percepito come qualcosa fuori dal tempo o, più precisamente, desueto, non connesso con il presente. Confermo: tutto ciò è verissimo. Mi spiego (in parte). “Giocare il teatro” (come scoprirete essere più corretto dire) è quanto c’è di più distante dai freddi collegamenti digitali di oggi e contemporaneamente è molto più “social” di quanto non lo siano le fittizie relazioni costrette dietro uno schermo. Il teatro è, in questo senso, totalmente anti-evoluzionistico e in questo sta la sua forza rivoluzionaria. “Riscoprire” (ed è tremendo dover usare questo termine) quello che prima dell’era digitale era dato per scontato, ovvero che non c’è comunicazione più potente e diretta di quella che passa attraverso un abbraccio e il guardarsi occhi negli occhi, è quello che qualcuno che pensa di frequentare un corso di teatro deve aspettarsi. Se questo può addirittura far paura, il mio invito è proprio quello venire lunedì prossimo, con lo stesso timore con cui ci si avvicinerebbe al bordo di un precipizio: senza voler essere retorici, possiamo affermare con certezza, che il bello inizia proprio quando vi parrà di cadere di sotto e lì sentirete che una mano vi accompagnato per tutto il tempo della caduta. Lì in fondo, ci incontreremo con persone diverse da quelle che erano venute il 21 Ottobre. Accettate il rischio del cambiamento e imparerete ad abitare la tempesta, ve lo garantisco.
Cosa aspettate? Ci vediamo lunedì on the stage! 🎭






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